Se è vero che chi semina raccoglie, i frutti del lavoro non sempre sono uguali. Ma è possibile coltivare per guadagnare? E quali sono le coltivazioni alimentari più redditizie per chi vuole unire business e natura?
Dallo zafferanno ai funghi, passando per il ginseng e il tartufo, fino ad arrivare al bambù – che negli ultimi anni si è guadagnato il soprannome di “oro verde” – passiamo in rassegna alcune delle varietà di coltivazioni che rendono di più.
Parleremo anche dei vantaggi e degli svantaggi per chi sceglie di produre queste coltivazioni redditizie a fini commerciali o di investire nelle aziende di queste filiere
1. Coltivazioni redditizie: lo zafferano
Con un prezzo che si aggira tra gli 8 e i 30 euro al grammo, lo zafferano è l’erba culinaria più costosa del mondo.
Originaria dell’Asia Minore, fu introdotta per la prima volta in Spagna dai conquistatori Arabi, per diffondersi poi in tutta Europa.
In Italia si narra che lo zafferano fu portato per la prima volta in Abruzzo da un monaco del Tribunale dell’Inquisizione nel XVI secolo. Già allora però circolavano numerose leggende sulla pianta dal bocciolo giallo.
Secondo un antico mito, gli dei, adirati per l’unione di Croco con la ninfa Smilace, lo trasformarono in un fiore bellissimo e prezioso: lo zafferano, appunto.
Oggi, la coltivazione di questa spezia sta attirando un interesse rinnovato da parte dei giovani, dei piccoli e medi imprenditori agricoli, agrituristici e, in particolare, delle aziende a conduzione femminile.
Nonostante il suo alto potenziale di profitto, tuttavia, la coltivazione dello zafferano richiede un lavoro molto intenso.
Per produrre una sola libbra di erba secca, infatti, sono necessari circa 50.000 fiori di zafferano, che devono essere raccolti a mano ogni mattina all’alba. La raccolta deve avvenire prima che la luce del sole faccia aprire i fiori, per tutto il periodo della fioritura, fra la seconda metà di ottobre e la prima di novembre.
2. Guadagnare con i funghi
Esistono centinaia di specie di funghi che presentano un valore nutrizionale e/o medicinale. Tra queste, circa 50 specie si coltivano a livello commerciale per uso alimentare nelle zone tropicali e temperate di tutto il mondo.
Del resto, i funghi sono un ingrediente molto amato in cucina, usato dalle ricette popolari a quelle più alte.
L’industria globale dei funghi è stata valutata a $38,13 miliardi nell’anno 2017, ma la coltivazione su vasta scala richiede processi multipli e attrezzature complesse che ne precludono l’accesso a chi non dispone di ingenti risorse e spazio.
La coltivazione dei funghi infatti prevede due fasi. La prima, molto impegnativa, è quella della preparazione del substrato. Per farlo, sono necessari non solo una buona attrezzatura ma anche personale specializzato che controlli la temperatura mantenendola costante tra i 14° e i 18° per favorire lo sviluppo del fungo.
La seconda fase, quella della crescita vera e propria, viene generalmente svolta solo nelle aziende di grandi dimensioni. Proprio per la loro capacità di seguire l’intero circuito di coltivazione, queste aziende sono chiamate “a ciclo chiuso”.
Tra i vantaggi della funghicultura si annovera la capacità dei funghi di aiutare a bonificare il terreno, ad assorbire pesticidi e sostanze inquinanti, e a nutrirsi di sostanze organiche.
3. I guadagni del ginseng
Similmente al bambù, il ginseng è una coltivazione con una tradizione millenaria in Cina, che negli ultimi anni si è espansa all’Occidente attestandosi tra le coltivazioni più redditizie nello scenario europeo.
Un terreno coltivato a ginseng può generare fino ad un profitto di 100.000 euro/4000mq. Tuttavia, la sua maturazione richiede tempi molto lunghi: all’incirca sei anni. Fino ad allora, gli unici guadagni che possono essere derivati sono quelli dati dalla vendita dei semi e delle radici.
Il ginseng è stato tradizionalmente impiegato contro i disturbi gastrointestinali, l’invecchiamento e come preparato rivitalizzante e afrodisiaco.
Oggi, sono divenute molto popolari l’abitudine di sostituirlo al caffè, di assumerlo per infuso o all’interno di integratori alimentari o come aroma per la preparazione di alimenti. Tuttavia, è bene ricordare che le donne in gravidanza o in allattamento, chi tende alle emorragie e gli ipertesi farebbero bene ad evitarne l’assunzione.
4. Fare profitti col tartufo
“I golosi di tutte le epoche non hanno mai pronunciato il nome del tartufo senza portare la mano al cappello”. Lo affermava Alexandre Dumas, e non a caso. Ancora oggi, il tartufo è ritenuto uno degli ingredienti più ricercati e raffinati dai cuochi di tutto il mondo.
Estivo o invernale, bianco o nero, moscato, bianchetto, liscio o uncinato, il tartufo è il frutto più nascosto della terra. Cresce infatti in simbiosi con un albero ospite, solitamente una latifoglia come pioppo, tiglio, quercia, nocciolo, ma anche aghiformi, come il pino.
La coltivazione di tartufi è estremamente redditizia, il suo costo di manutenzione è minimo e richiede poca mano d’opera. Anche la commercializzazione del prodotto è estremamente facile e promette ricavi superiori di 30 volte a quelli quella vigna.
Anche chi vuole investire in questo business, però, dovrà saper attendere almeno 10 anni. Per avviare una tartufaia, infatti, è necessario acquistare e impiantare giovani alberi e curare pazientemente e sapientemente il rapporto simbiotico tra tartufo e pianta.
Un’operazione tutt’altro che semplice, ma che può portare a preziosi – e deliziosi – risultati.
5. Coltivazioni redditizie: il business del bambù.
Ultimo per ordine ma non per importanza, il bambù è una pianta millenario il cui uso – in particolare in Oriente – risale all’antichità.
Oggi, con i suoi oltre 1500 usi manifatturieri e alimentari, il bambù è tra le coltivazioni più redditizie e in rapida diffusione nel mondo. La sua resa può essere confrontata con quella di una buona vigna di Chianti classico, ma con l’85% in meno di costi dato che non va potato, non va trattato, non richiede una cantina né l’invecchiamento in bottiglia.
A differenza di altri elementi in questa lista, il bambù inoltre non richiede grandi interventi per assicurarne una corretta crescita e sviluppo.
Questo non solo perché il bambù è una pianta portentosa, che cresce a ritmi strabilianti e si presta a sostituire materiali edili come l’acciaio e il legno, ma anche grazie alle sue virtù ambientali. Un bambuseto, infatti, può assorbire ben 7 volte più CO2 nell’aria di un bosco tradizionale.
Dal punto di vista della coltivazione, il bambù risulta estremamente delicato nelle prime fasi di vita della foresta, ma a maturità raggiunta non necessita più di irrigazione né di concimazione.
Inoltre, non ha mai necessità di interventi anticrittogamici o sistemici, in quanto non ha antagonisti naturali. Grazie alla sua longevità, infine, un bambuseto può dare frutti fino a 100 anni!
Oltre a permettere la raccolta delle canne, il bambù offre i propri germogli, molto graditi sia nella cucina asiatica sia, sempre più, nelle cucine occidentali contemporanee, in particolare nelle diete vegetariane e vegane. Un ingrediente fresco, salutare e antiossidante che si può assaggiare in mille modi.
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