ll mercato dei crediti di carbonio: opportunità, benefici, limiti

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La crisi climatica sta spingendo sempre più aziende e imprenditori a interrogarsi sul proprio impatto ambientale e ricercare soluzioni per essere più sostenibili. Tra queste troviamo i crediti di carbonio, una vera e propria merce di scambio che consente a chi la acquista di compensare le proprie emissioni di CO2. In questo articolo esploreremo quindi il mercato dei crediti di carbonio e le sue dinamiche.

Cosa sono i crediti di carbonio e come si generano

I crediti di carbonio sono un sistema sempre più utilizzato da aziende e imprenditori per compensare le emissioni di CO2 generate con la propria attività. Si tratta di una vera e propria moneta di scambio: ogni credito di carbonio corrisponde a una certa quantità di CO2 non emessa o assorbita (nello specifico 1 credito equivale a una tonnellata di CO2) grazie a progetti di sostenibilità ambientale.

In pratica, le aziende che vogliono ridurre la propria impronta carbonica, ma non hanno la possibilità di sviluppare progetti propri in questa direzione, possono acquistare crediti di carbonio rivolgendosi ad enti certificati che si occupano, appunto, di realizzare iniziative di decarbonizzazione: progetti di riforestazione, ad esempio, oppure progetti di transizione energetica, che incentivano il passaggio alle fonti di energia pulita.

Cos’è il mercato dei crediti di carbonio?

Il mercato dei crediti di carbonio costituisce la “piazza” in cui tali crediti vengono commercializzati e scambiati. Il suo scopo è incentivare le aziende e ridurre la propria carbon footprint.

Per capire meglio come funziona il mercato dei crediti di carbonio occorre fare distinzione tra le sue due tipologie: il mercato obbligatorio e quello volontario.

Il mercato obbligatorio dei crediti di carbonio

Il mercato obbligatorio riguarda solo i cosiddetti Grandi Emettitori (come raffinerie, acciaierie, cementifici, ecc.) ed è stato introdotto con il protocollo di Kyoto, che ha stabilito per questa categoria di imprese dei limiti specifici (entrati in vigore nel 2005) per quanto riguarda le emissioni di CO2 consentite. Interessante notare come la platea dei soggetti grandi inquinatori si sta allargando per includere nuovi settori quali ad esempio il trasporto aereo, segnale di una legislazione sempre più stringente in tema di emissioni.

Nel mercato obbligatorio si possono verificare due situazioni:

  • le aziende emettono più emissioni rispetto alle quote loro concesse e sono costrette ad acquistare crediti di carbonio per compensarle;
  • le aziende emettono meno emissioni rispetto alle quote loro concesse e generano dunque un surplus di CO2 risparmiata, che potrà essere emessa sul mercato sotto forma di crediti di carbonio e generare un profitto.

Nel 2022 il mercato obbligato dei crediti di carbonio ha raggiunto la soglia dei 100 miliardi di dollari di scambi e il valore dei crediti è in costante aumento: in Europa, dove tale mercato è più sviluppato, si parla di circa 80-90 euro a tonnellata di CO2 non emessa/sequestrata.

Il mercato volontario dei crediti di carbonio

Il mercato volontario dei crediti di carbonio è stato introdotto contemporaneamente al mercato obbligatorio per offrire anche alle imprese non soggette a specifici obblighi, ma sensibili alla tematica ambientale, la possibilità di ridurre la propria carbon footprint. Le aziende, dunque, acquistano crediti di carbonio sul mercato volontario perché scelgono volontariamente di compensare le proprie emissioni di CO2. 

Tra le motivazioni che possono spingere un’impresa a fare questa scelta ci sono, ovviamente, anche considerazioni di carattere economico e di competitività: infatti, le aziende sostenibili sono maggiormente apprezzate sia dai consumatori, sia dagli investitori, riescono ad attrarre nuovi clienti e a migliorare il proprio rating bancario.

Il mercato volontario dei crediti di carbonio è un mercato più recente rispetto a quello obbligato, ma in fortissima espansione: se nel 2020 il suo valore corrispondeva a 400 milioni di dollari, per il 2030 si prevede che possa arrivare tra i 10 e i 25 miliardi di dollari, nel 2040 tra i 40 e 115 miliardi di dollari e nel 2050 tra i 90 e i 480 miliardi di dollari.

Limiti del mercato volontario

A differenza del mercato obbligato, che viene gestito da autorità pubbliche ed è sottoposto a una maggiore regolamentazione e controllo, il mercato volontario dei crediti di carbonio è gestito da aziende e organizzazioni private e non è dunque soggetto a controlli altrettanto rigorosi.

Tale mercato, inoltre, si è sviluppato prevalentemente sulla base di progetti ambientali, in particolare progetti di riforestazione in Amazzonia, che rendono difficile verificare gli effettivi contributi alla riduzione delle emissioni (controllare centinaia di ettari di riforestazione è piuttosto complicato). Per questa ragione, di recente sono stati annullati diversi crediti generati appunto, con questo tipo di progetto (vedi il caso Verra e i suoi crediti fantasma).

Se si sceglie di compensare le proprie emissioni tramite l’acquisto di crediti di carbonio sul mercato volontario, è dunque fondamentale selezionare attentamente gli enti a cui rivolgersi, così da accertarsi dell’affidabilità dei progetti.

Il ruolo chiave del Carbon Manager nella gestione delle emissioni di CO2

La soluzione migliore per intraprendere un percorso di riduzione della carbon footprint efficace è affidarsi a un Carbon Manager, un professionista specializzato appunto nell’elaborazioni di strategie per ridurre le emissioni di carbonio e minimizzare l’impatto ambientale dell’azienda.

Il Carbon Manager è una figura fondamentale nel precorso di transizione verso la sostenibilità. Si tratta di un ruolo nuovo, per cui non è sempre facile trovare professionisti con le competenze necessarie per ricoprirlo. Ecco perché abbiamo deciso di dare vita al primo corso per diventare Carbon Manager, che garantisce un attestato riconosciuto a livello nazionale. 
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