L’emergenza Covid-19 ha portato a galla una necessità ormai inderogabile: non possiamo più permetterci di ignorare gli effetti dei cambiamenti climatici e continuare a portare avanti i comportamenti che li provocano.
Diverse ricerche, alcune delle quali condotte proprio in Italia, hanno infatti evidenziato una possibile correlazione tra Coronavirus e inquinamento atmosferico, tra i principali responsabili dei mutamenti climatici. In particolare, le ipotesi più accreditate affermano che un incremento dei livelli di particolato nell’aria renderebbe il sistema respiratorio più vulnerabile al virus, aumentando il rischio di complicazioni. Benché questi studi siano ancora in corso, una cosa è certa: l’inquinamento atmosferico rappresenta una minaccia globale che richiede azioni decise e immediate. In gioco c’è la salute del nostro Pianeta e di tutti coloro che lo abitano.
La soluzione è una sola: bisogna invertire la rotta e adottare nuovi modelli produttivi e comportamentali sostenibili, che tutelino l’ambiente e le preziose risorse del nostro Pianeta. Tra le tante vie percorribili, una di queste è la coltivazione del bambù.
Gli effetti dei cambiamenti climatici
Ghiacciai che si sciolgono, foreste che si riducono a vista d’occhio, mari sempre più acidi e aree desertiche sempre più estese… il tutto con pesanti e spesso irreversibili conseguenze sulla fauna e flora terrestri, con migliaia di specie a rischio estinzione: i danni provocati dai cambiamenti climatici sono disastrosi.
Tra gli effetti più devastanti di tale fenomeno, è presente anche la proliferazione di virus e batteri, favorita dall’aumento delle temperature e da un peggioramento della qualità dell’aria. Un rischio già evidenziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità anni addietro e oggi più che mai evidente.
Cambiamenti climatici: le cause
Inutile girarci intorno: è colpa nostra. Secondo gli scienziati di tutto il mondo il 95% dei fenomeni legati al cambiamento climatico è infatti dovuto alle attività antropiche e, in particolare, all’aumentata emissione di gas serra generata dagli interventi dell’uomo. Produzione di elettricità e calore, combustione di carbone, gas naturali o petrolio, allevamento e agricoltura intensiva, industria, trasporti… queste sono solo alcune delle attività che contribuiscono alle emissioni globali di gas serra.
I gas serra – tra i quali troviamo principalmente vapore acqueo (H2O), anidride carbonica (CO2), protossido di azoto (N2O), metano (CH4) ed esafluoruro di zolfo – non sono di per sé dannosi. Si tratta in effetti di gas di origine naturale da sempre presenti nell’atmosfera, che svolgono un importante ruolo nell’equilibrio termico del Pianeta. Il problema si verifica quando il loro equilibrio viene alterato: è esattamente quello che è successo nel corso dell’ultimo secolo.
A causa delle nostre azioni la concentrazione dell’anidride carbonica presente nell’aria è passata, in base agli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione meteorologica mondiale, da 505,5 parti per milione (ppm) nel 2017 a 407,8 ppm nel 2018, con un conseguente innalzamento delle temperature.
L’anidride carbonica, che costituisce oltre il 75% delle emissioni causate dall’uomo, è tra i principali responsabili del riscaldamento globale. Se oggi le temperature medie si sono già alzate di 1.1°C rispetto a un secolo fa, si prevede entro il 2030 di superare gli 1.5°C, ritenuti la soglia massima di sicurezza.
Inquinamento e Coronavirus: quale legame?
Il mondo intero si trova in questo periodo alle prese con una crisi senza precedenti: la pandemia di Covid-19. Diversi scienziati stanno studiando il rapporto tra la diffusione del virus e l’inquinamento atmosferico.
Tra le varie ricerche in corso c’è quella condotta dall’Università di Bologna e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) che ha osservato una correlazione tra la velocità con cui il virus si è diffuso e il numero di sforamenti di PM10 nel mese di febbraio in Italia. In parole semplici, il virus si sarebbe diffuso più velocemente nelle zone più spesso troppo inquinate.
Interessante è anche lo studio effettuato dall’Università di Harvard, secondo cui potrebbe esistere un collegamento tra una lunga esposizione al particolato e l’aumento del rischio di morte da Covid-19 negli Stati Uniti.
Benché al momento le varie ipotesi emerse siano ancora in corso di verifica, quello che sappiamo per certo già da ora è che l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, in particolare nei soggetti più fragili (anziani, pazienti con patologie cardiovascolari o respiratorie, ecc.), e rappresenta dunque un rischio concreto per la salute.
Mutamenti climatici e sostenibilità
Mai come ora è evidente che, per frenare i danni causati dai cambiamenti climatici, è necessario operare trasformazioni radicali e adottare stili di vita sostenibili.
Fortunatamente, qualcosa si sta muovendo e il tema della sostenibilità è diventato negli ultimi anni sempre più popolare. Secondo il rapporto del quinto Osservatorio nazionale sulla sostenibilità la tematica “green” appassiona e interessa 34 milioni di italiani, indirizzandone scelte e comportamenti, con una crescita del +10% rispetto al 2018.
Se siamo arrivati dove siamo ora è per via delle scelte scellerate e non più sostenibili compiute in passato, basate su un modello di sfruttamento intensivo delle risorse del Pianeta. L’unica via che possiamo percorrere è adottare modelli di produzione ed economici differenti, basati sul rispetto dell’ambiente e su un uso consapevole delle risorse che abbiamo a disposizione.
In un momento in cui i danni dell’inquinamento sono sempre più evidenti e minacciano gravemente anche la nostra salute, una verità emerge con forza: la green economy e gli investimenti sostenibili – tanto in ambito pubblico quanto privato – sono l’unica scelta che possiamo fare per garantirci un futuro migliore.
L'impegno di Forever Bambù nella lotta ai cambiamenti climatici
Il progetto Forever Bambù è nato nel 2014 proprio con l’intento di coniugare l’attenzione per il Pianeta a una filiera completa e strutturata, in grado di generare vantaggi non solo economici, ma anche sociali e ambientali. La società offre una risposta concreta alla crisi climatica in corso: il bambù gigante, una pianta dalle mille risorse.
Il bambù rappresenta infatti un materiale sostenibile al 100% che trova innumerevoli applicazioni. Dall’edilizia al mercato agroalimentare, dal settore tessile al design, la sua resistenza, versatilità e leggerezza ne fanno il perfetto sostituto dell’inquinante plastica.
Ma l’aspetto forse più interessante del bambù gigante è la sua capacità di assorbire CO2 in quantità sette volte maggiori rispetto a quanto farebbe una foresta o bosco tradizionale, purificando l’aria che respiriamo e generando benefici duraturi nel tempo.
Forever Bambù segue inoltre i principi dell’agricoltura biodinamica, un metodo basato sul profondo legame con la natura e sul pieno rispetto dei suoi ritmi. La società è l’unica in Italia ad aver ricevuto la certificazione Demeter per quanto riguarda la coltivazione di bambù e la produzione dei prodotti derivati.
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